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  3. La truffa del multi-level marketing su Linkedin a cui tanti ancora abboccano

Le truffe legate al network marketing imperversano su Linkedin. Il “funnel” della truffa e come non cascarci.

Negli ultimi mesi le truffe o i tentativi di truffa legate al network marketing -ma anche di altro tipo- su Linkedin aumentano a vista d’occhio. Qualche anno fa (e tutt’ora) questo genere di truffe trovava terreno fertile principalmente tra Facebook e Youtube dove il Guru, il CEO o “l’imprenditore di me stesso” riusciva ad arruolare centinaia di seguaci pronti a diventare a loro volta “imprenditori di me stesso”.

Cos’è cambiato? Il numero di utenti linkedin è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo anno e così molti “imprenditori di me stesso” hanno affinato le loro tecniche di arruolamento per adattarle al nuovo target dei profili presenti su linkedin, come non mai eterogeneo.

Diciamo subito che l’utente medio di linkedin non è -solitamente- un laureato presso “l’Università della Vita”, ed è forse per questo -se per “Università della Vita” intendiamo il numero di ore passato su Facebook- che molti ingenuamente ci cascano. O ci cascano perché magari pensano che linkedin sia qualcosa di più serio che Facebook. Non lo è.

Funnel della truffa su linkedin 

1. Post di qualche Guru “coso” o di CEO “presso me stesso” che scrive, con riguardo alla sua azienda come “in rapida crescita”, o come depositaria di un “prodotto/servizio rivoluzionario”.

2. Arrivano i primi commenti, tag e like (concordati): “mi interessa”, “vorrei saperne di più”, “vorrei collaborare anch’io”. Questa tecnica ha un duplice scopo: aumentare la curiosità e la portata del post. L’algoritmo di linkedin al momento lavora così.

3. Il Guru “coso” o il CEO “presso me stesso” risponde più o meno così: “le ho scritto in privato” o “scrivimi in privato e ti dirò di più”.

4. La conversazione passa in privato.

5. Il Guru “coso” o il CEO “presso me stesso” solitamente sonda il terreno con qualche domanda preliminare per capire chi c’è dall’altra parte e per decidere se continuare con la truffa o ritirarsi.

6. I candidati migliori (potenziali truffati migliori!) devono però possedere: “spiccate capacità imprenditoriali”, “una forte volontà di crescere professionalmente”, “un elevato spirito di adattamento”. Insomma più o meno il profilo di Steve Jobs.

7. Se la truffa continua la proposta è quella di una partnership, affiliazione, franchising, rete di vendita, agente, sellers, etc.

8. I ricavi sono sempre del tipo “win-win”, “su commissione”, “in base al numero di clienti presentati”.

9. Il Guru “coso” o il CEO “presso me stesso” è però magnanimo. Se ti serve un sito, materiale promozionale, strategie di marketing, pagina facebook per avviare il business, ma anche un piatto di pasta se intanto hai fame… fa tutto lui. A pagamento s’intende. Qui la regola del win-win non vale. Ovvio, senza tutto queste popò di cose come intendevi avviarlo il business? Mica noi siamo già dei Guru “coso” o CEO “presso me stesso”! Ci serve il suo aiuto per diventare anche noi “liberi finanziariamente”.

Qualcuno, purtroppo, ci casca ancora. Si va dal multi-level marketing, a veri e propri schema Ponzi sempre più affinati o a truffe di altro genere, ma c’è da dire ben, molto ben congeniate.

Non sempre si tratta di truffe. E’ importante ricordare come del network marketing esiste una versione “buona” e una “cattiva”, ma se incappate in qualcosa che ricorda il funnel sopra, nel 99% è una truffa.

Il restante 1%? E’ sempre bene controllare.

Come controllare

1. Verificate a chi è intestato e da quando è online il dominio del sito che vi puzza di truffa. Potete farlo ad esempio da Aruba. Andate sulla home da qui, scrivete il nome del dominio, cliccate su “Cerca”. Vi apparirà una lista di domini, fra cui quello che avete cercato con la dicitura “è già registrato”. Clicca su “Di chi è?”. Avrete quindi tutti i dati di registrazione e la data in cui è stato registrato (Whois).

truffa multi level marketing linkedin

Passaggi per controllo Whois di qualsiasi sito intenet su Aruba.

 

2. Siti truffa hanno solitamente domini online registrati da relativamente poco tempo, ma la regola non vale sempre. Alcuni domini potrebbero essere stati registrati anche da 10 anni fa, ma comprati da un terzo e utilizzati al momento opportuno.

3. I dati di registrazione, in particolare “Admin Organization” dovrebbero corrispondere a quelli che trovate su “Termini e Condizioni”, “Privacy” o altre informazioni riportate sul sito internet.

4. Se il sito ha un numero di telefono chiamate e controllate se qualcun risponde. Spesso si tratta di centralini esterni che non hanno nulla a che fare con la società. Altre volte il numero non è funzionante. Inserire un numero di telefono o altri contatti, solitamente nella home page in alto a destra o sinistra, infonde sicurezza. Ecco perché lo hanno fatto.

5. Andate sui profili social della società ad oggetto. Non vi fate ingannare dal numero di likes o followers (comprarne 10.000 costa appena 30 euro). Verificate il numero di commenti ai post. Se una pagina ha 10.000 followers non può aver un solo commento per ogni post.

6. Se una società dice di essere attiva in più Paesi, ma in generale se millanta grossi numeri di fatturato, andate su Google e scrivete tra virgolette -“ “- il nome della società e sempre tra virgolette Esempio: “Nome azienda” + “linkedin”. Google vi restituirà tutti i dipendenti che lavorano per questa azienda se hanno un qualsiasi profilo social in cui hanno inserito il datore di lavoro a partire proprio da linkedin. Naturalmente una “multinazionale” non può avere 2 dipendenti.

7. Prestate attenzione. Solitamente il “CEO” che vi ha contattato in privato ha referenze/segnalazioni su linkedin che provengono da una cerchia ristretta di contatti a cui a sua volta ha dato referenze. Solitamente sono i suoi compari. Inoltre il “CEO” spesso non ha un solido CV alle spalle, anche se mentire su linkedin è d’altronde facile.

8. Se il sito ha una partita IVA, controllate dal sito delle Agenzia delle Entrate, da qui, se è attiva. Naturalmente qui vale lo stesso discorso del punto 2. Una partita iva o una società costituita da relativamente poco tempo (magari qualche mese), mal si addice a una società che dice di avere un ”business maturo”. Inoltre, spesso la partita iva è intestata a un privato e non fa capo a nessuna società. Diffidate, potrebbe trattarsi di un prestanome.

9. Se sul sito della società trovate un indirizzo, fate una ricerca su Google Maps. Mi è capitato di vedere società che hanno “sedi legali” e “uffici” in case in costruzione o letteralmente in capanne.

Conclusioni

La lista potrebbe continuare, c’è da dire che ormai alcune di queste truffe che circolano online sono davvero ben congeniate, ma i 9 punti di cui sopra sono sufficienti per non abboccare all’esca dell’immortale truffa del multi-level marketing su linkedin.

Scritto da Stefano, Startup founder | Digital Entrepreneur | Mentor, seguimi su:

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