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  3. Work for equity in una start up: cos’è e come si fa spiegato facilmente

Work for equity non significa altro che lavorare per una start up in cambio di azioni, quote strumenti finanziari partecipativi o altri diritti che hanno ad oggetto l’acquisizione degli stessi.

Work for equity nelle SPA

Di fatto, il work for equity (aldilà degl’inglesismo) non è una novità.

Nelle SPA (Società per Azioni) è stata sempre prevista la possibilità di emettere azioni o cedere quote a favore di soci, dipendenti, terze parti (il tuo commercialista ad esempio). Inoltre, da sempre, nelle SPA esiste la possibilità di compensare gli amministratori mediante partecipazioni agli utili o l’attribuzione su azioni di futura emissione tramite l’attribuzione di diritti di opzione*.

Nota: un diritto di opzione, spiegato facile facile, non è altro che un foglio scritto, firmato davanti a un notaio. In questo “foglio” ti viene promesso (se se ad esempio un dipendente di una start up) che al verificarsi di un determinato evento (nel caso specifico -emissione azioni-) tu ne hai diritto per il numero/ammontare prestabilito. Qui trovi un utile approfondimento sul diritto di opzione.

Work for equity nelle start up (SRL Innovative) – Teoria

Simile a quanto scritto sopra per le SPA. Aggiungo anche che l’obiettivo (nobile!) del work for equity per le start up è (era!) quello di incentivare i potenziali lavoratori, collaboratori, etc a esercitare i propri diritti di opzione su quote, azioni o altri strumenti finanziari senza che essi concorrano alla formazione del reddito del soggetto che ne beneficia.

Tradotto: se lavorate per una start up innovativa percependo una normale busta paga i vostri redditi saranno tassati. Se scegliete di optare per il work for equity, il reddito derivante non lo sarà (ad esempio: conferimento di quote societarie).

Work for equity nelle start up (SRL Innovative) – Pratica

Per le startup innovative (un minuto di silenzio per chi coniato il termine… da domani chiamerò il mio blog, blog digitale) il work for equity, anche se previsto, di fatto non si applica o si applica poco.

Confuso?

Non preoccuparti, quando c’è di mezzo la “legge” chi non lo è. Facciamo un passo indietro. Perché ho scritto che il work for equity per le start up innovative è previsto, ma di fatto non viene applicato o applicato poco?

Work for equity per startup: previsto, ma poco applicato!

Negli 8 punti sotto trovi la risposta alla domanda: “Perché nelle startup innovative il work for equity è poco (per niente!) applicato? Te lo spiego, come sempre, facile facile!

  1. Per le start up innovative e relativo work for equity la normativa è lacunosa. Alle lacune si “rimanda per analogia”, come succede sempre, a quanto previsto per le SPA.
  2. Peccato che una startup innovativa non è, nemmeno lontanamente, parente a una SPA. Fidati sulla parola di quanto srivo.
  3. “L’analogia” con una SPA significa che l’assegnazione di quote a dipendenti, collaboratori, prestatori d’opera, etc richiede la sottoscrizione di un atto davanti a un notaio.
  4. L’atto sottoscritto davanti al notaio richiede l’approvazione da parte dell’assemblea (non l’assemblea di classe che facevi al liceo, ma l’assemblea dei soci della Srl).
  5. Va predisposto un piano che vada a stabilire il termine (tempo) e le condizioni (cosa deve verificarsi) affinchè l’assegnazione di quanto previsto nell’atto possa essere eseguita.
  6. Il piano di cui al punto 6) deve essere concordato tra (per farla facile) imprenditore e la parte che ne andrà a beneficare: dipendenti, collaboratori, prestatori d’opera, etc;
  7. L’imprenditore deve presentare una fideiussione bancaria (leggi al link di cosa si tratta) o polizza assicurativa per l’intero valore dell’opera (tradotto: se il “lavoro” vale 100, questi 100 devono essere coperti con una fideiussione o polizza assicurativa)
  8. La parte beneficiaria (dipendenti, collaboratori, prestatori d’opera) deve verificare tramite una perizia che quanto al punto 7) sia stato espletato.

Mi fermo qui!

Presentami il tuo business

Conclusioni:

Il costo economico e di tempo di tutto quanto sopra (parliamo di svariati migliaia di euro), supera di gran lunga il reale beneficio del work for equity ed è per questo che nella realtà nessuna startup di fatto ricorre al work for equity in Italia.

Il work for equity, se operasse come dovrebbe, sarebbe una manna dal cielo per qualsiasi startupper con un’idea solida alle spalle: ti permetterebbe di trovare validi collaboratori post-ponendo l’uscita economica (o parte di essa) legata al costo per lavoro.

Se vuoi ricorrere al work for equity, piuttosto che costituire una SRL innovativa, dovresti pensare a una LTD in Inghilterra (ti ho parlato qui ti quanto sia “smart” una LTD in Inghilterra). Il work for equity in UK è largamente diffuso e di facile applicazione. Te lo dice uno che ha provato ambedue le strade: start up innovativa e LTD in Inghilettera. 😉

Qualcuno che in Italia ha scelto di ricorre al work for equity? Fammi sapere com’è andata nei commenti.

Se vuoi sottopormi e ricevere un feedback gratuito sul tuo progetto di startup, vai a questa pagina e scopri come posso aiutarti.

Scritto da Stefano, Startup founder | Digital Entrepreneur | Mentor, seguimi su:

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